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Burhan DOĞANÇAY


(1929 - 2013)

Burhan Doğançay nasce nel 1929 a Istanbul, al tempo ancora ufficialmente chiamata Costantinopoli. Nel corso della sua variegata carriera Doğançay colleziona numerosi titoli, tra cui quello di artista rivoluzionario, accademico rinomato, funzionario governativo e persino calciatore (per la società calcistica Gençlerbirliği), eccellendo in qualsiasi ambito si cimenti. A livello accademico, studia giurisprudenza all’Università di Ankara (1950) e consegue un dottorato in economia all’Università di Parigi (1950-1955). Sotto il profilo artistico, coltiva il suo talento sotto la guida del padre Adil Doğançay e di Arif Kaptan, due figure di spicco della scena artistica turca. Durante la sua permanenza a Parigi si iscrive all’Académie de la Grande Chaumière e in generale, nel corso dei suoi studi, si concentra ampiamente sulla pittura.
Conclusi gli studi, nel 1962 un incarico diplomatico governativo lo porta a New York, dove nuove amicizie, nuove ambienti e nuove prospettive lo spingono a stabilirsi in città e a dedicarsi completamente all’arte. Questi primi anni sono segnati dall’incertezza, poiché Doğançay continua a chiedersi se sarà mai in grado di guadagnarsi da vivere con il suo lavoro. Tuttavia, validi alleati come il direttore del Museo Guggenheim Thomas M. Messer lo incoraggiano a perseverare nonostante tutte le sfide associate all’avvio di una carriera artistica.
Desideroso di conquistare New York, Doğançay cerca ispirazione sui muri della città, e lì la trova. Durante una passeggiata lungo la 86a strada, è colpito dal potenziale artistico che emana da un muro, su cui colori, trame, ombre, manifesti strappati e graffiti sbiaditi danno vita a una vera e propria composizione. Questa scoperta pone le basi del processo creativo di Doğançay – quello di trarre ispirazione e spunti estetici dai muri che osserva. Convinto che i muri rechino traccia dell’atmosfera, del passato, delle ingiustizie, dei bisogni e delle speranze di una città, l’artista visita oltre 100 paesi, dove percorre le strade delle città leggendone i muri come fossero un libro aperto. Durante i suoi viaggi documenta instancabilmente le sue scoperte utilizzando mappe e fotografie (l’archivio Walls of the World contiene 30 000 immagini). Questo linguaggio urbano si rispecchia a sua volta nel suo lavoro, dove la composizione, i colori e l’estetica trasformano la tela in un muro a sé stante. Il frutto di questo percorso artistico si intitola General Urban Walls (1963-2013) ed è la serie più longeva di Doğançay.
L’astrazione di Doğançay ha quindi un carattere di unicità, in quanto si fonda su elementi figurativi danneggiati, deteriorati e sbiaditi. Le immagini che ne derivano sono istantanee grafiche di ambienti urbani sparsi nei cinque continenti. Se, come afferma l’artista, i muri sono lo specchio della società, i suoi dipinti sono una sorta di “duplice riflesso”. Da un punto di vista tecnico, Doğançay si colloca sulla scia di artisti come Robert Rauschenberg e Jasper Johns.
Nel 1969 grazie al sostegno di Henry Geldzahler, l’allora capo del dipartimento d’arte del XX secolo presso il Metropolitan Museum of Art di New York, ottiene una borsa di studio dal laboratorio di litografia Tamarind di Los Angeles. Ha così l’opportunità di ampliare i suoi orizzonti tecnici evolvendo in un ambiente nuovo e stimolante. In questo periodo produce 16 litografie.
Negli anni ’70 e ’80 la sua arte ottiene un crescente riconoscimento. I suoi progetti creativi dell’epoca, come Ribbons, Cones, Doors e Alexander’s Walls, rivelano tutta la portata della sensibilità di Doğançay. Nel 1982 una selezione di immagini tratte dal ricco archivio fotografico di Doğançay viene esposta in una mostra individuale al Centro Georges Pompidou di Parigi, fornendo uno scorcio sul suo processo creativo. La mostra arriverà poi al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e al Musée d’Art Contemporain di Montreal.
Trascorre gli ultimi anni della sua carriera tra i suoi studi di New York e Turgutreis, in Turchia.
Nel 2004 nel distretto di Beyoğlu a Istanbul viene inaugurato un museo interamente dedicato alla sua opera.
Doğançay muore nel 2013.

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