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Martin CHIRINO


(1925 - 2019)

Martin Chirino nasce a Las Palmas de Gran Canaria nel 1925. L’artista, che adotta presto il ferro come materiale artistico, è risoluto nel “forgiare” il proprio cammino già nella giovane età. Guidato inizialmente dal padre, supervisore di ingegneria navale per Blandy Brothers & Company a Puerto de la Luz, verso una carriera navale che intraprende per alcuni anni, Chirino vede nel ferro un potenziale artistico che è ansioso di esplorare. Inizia gli studi artistici nel 1944 presso l’accademia dello scultore Manuel Ramos nella sua città natale. Dopo essersi trasferito a Madrid, si iscrive per un breve periodo alla Facoltà di Filosofia e lettere dell’Università Complutense per poter seguire il corso di filologia inglese, ma abbandona in fretta gli studi per frequentare l’Accademia reale di belle arti di San Fernando dove si laurea come professore nel 1952. Dopo la laurea, Chirino intraprende viaggi a Parigi, in Italia e a Londra per dare impulso alla sua carriera. Nella capitale inglese completa la sua formazione artistica presso la Slade School of Fine Arts, ammira le sculture sumere, egizie e altre sculture antiche del British Museum e incontra maestri moderni come Julio González, Henry Moore, Jean Arp, Constantin Brancusi e Barbara Hepworth, che alla fine influenzeranno le sculture di Chirino.
Viaggi regolari sulla costa dell’Africa occidentale scandiscono i primi anni di vita dell’artista, plasmando il suo occhio artistico e la sua ricerca di identificazione. La sua prima serie, Reinas Negras, lo attesta. Le opere di questa prima collezione sono esposte alla sua prima mostra personale all’Ateneo de Madrid. Dopo la successiva mostra nello stesso luogo, Chirino è accettato in “El Paso”, un gruppo artistico fondato nel 1957 di cui fanno parte anche Antonio Saura, Manolo Millares, Manuel Rivera, Rafael Canogar, Luis Feito, Antonio Suárez, Pablo Serrano, Juana Francés, José Ayllón e Manuel Conde (il gruppo alla fine si scioglie nel 1960 a seguito di visioni incompatibili).
Le mostre fanno molto per consolidare lo status di Chirino nel mondo. Nel 1959 un’intera sala del Padiglione spagnolo è dedicata al suo corpus durante la Biennale di San Paolo. Nel 1962 attraversa l’Atlantico per la sua prima mostra personale a New York alla Borgenicht Gallery (nel 1960 presenta già quattro opere al Museum of Modern Art di New York nell’ambito di una selezione di Frank O’Hara).
La fine degli anni ’60 è di natura più culturalmente politica, a cominciare dalla stesura del “Manifiesto de El Hierro”, che collega l’identità delle Canarie con il continente africano. Seguendo lo stesso slancio, firma a Madrid il “Documento Afrocán”. Segue rapidamente una mostra intitolata Afrocán, organizzata nella Galleria Juana Mordó di Madrid. La mostra è trasferita alla Grace Borgenicht Gallery di New York, generando molto interesse e copertura da parte della stampa. Il simbolismo delle Canarie continua con Lady Harimaguada (1996), che diventerà un simbolo della città e il nome di un premio al Festival internazionale del cinema di Las Palmas de Gran Canaria.
Riconoscimenti accumulati durante la carriera di Chirino: nel 1980 riceve il Premio nazionale per le arti plastiche per tutte le sue opere; nel 1985 gli conferiscono la Medaglia d’oro delle belle arti; nel 2004, la Fondazione Real Casa de La Moneda gli conferisce il premio Tomás Francisco Prieto; nel 2007 è nominato figlio adottivo del comune di Madrid San Sebastián de los Reyes; nel 2008 riceve il Premio internazionale per le arti plastiche della Fondazione Cristóbal Gabarrón; nel 2014 diventa membro onorario dell’Accademia reale di belle arti di San Fernando; nel 2016 riceve il titolo di figlio adottivo del comune di Madrid Morata de Tajuña dove risiede nei suoi ultimi anni.
Nel 2015 è inaugurata la Fondazione d’arte e pensiero Martín Chirino nel Castillo de la Luz a Las Palmas de Gran Canaria, dotata di uno spazio espositivo che presenta una collezione permanente di 25 opere dell’artista che offrono una breve retrospettiva della sua carriera.
Chirino muore a Madrid nel 2019.

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