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Tim GILMAN


(1971)

Tim Gilman nasce in Connecticut nel 1971. Sebbene sia considerato principalmente un artista nei circoli culturali, Tim Gilman ha una carriera prolifica e quindi un profilo diversificato. Con un dottorato in Media e comunicazione, unisce arte e marketing nel tentativo di ridefinire imprese e istituzioni culturali attraverso le dinamiche contemporanee di impegno sociale, trasparenza e crescita sostenibile.
Nell’ambito di questa iniziativa, intraprende progetti multipli, a volte sorprendenti. È il direttore artistico fondatore di Gulliver’s Gate, il museo del mondo in miniatura a Times Square, nato come progetto Kickstarter. Lavora inoltre come redattore di annunci pubblicitari e direttore creativo presso Bodden Partners, McCann Erickson e Wunderman. Gilman lancia iniziative creative in vari campi: contribuisce a fondare Studio 360, un programma di arti radiofoniche pubbliche interdisciplinari per l’emittente WNYC, è il direttore creativo fondatore di Wunderman, la più grande agenzia di marketing di Praga, e lavora con un gruppo funk ceco, i Sexy Dancers, al loro disco d’oro vincitore di due premi pubblicato dalla Sony Music. Attualmente è direttore esecutivo del Centro per la resilienza, l’istruzione, la formazione e l’innovazione (RETI), un’organizzazione senza scopo di lucro di New York fondata per concentrarsi sulla trasformazione dei disastri in potenziale costruendo la resilienza urbana.
Arricchito da questa multiforme esperienza, è ora professore visitatore presso la Scuola superiore di architettura, pianificazione e conservazione della Columbia University, New York, la Scuola di design Parsons, New York, la Scuola di arti visive, New York, e altre. Nel corso della sua carriera scrive per rubriche culturali e pubblica un libro, The Academy of Forgetting, che promuove il pensiero critico come strumento metodologico accademico.
Artisticamente, le sue opere concettuali sono il risultato di un rapporto simbiotico con la moglie Františka Gilman, iniziato nel 1998. In tale contesto, è difficile separare una personalità dall’altra. Il loro corpus è multidisciplinare, ma alcuni temi centrali attraversano i tanti mezzi che usano e gli approcci che prediligono. La cancellazione dell’architettura è uno di questi temi: diverse opere sembrano mettere in discussione come si possa far scomparire la società di massa costruita per raggiungere un maggiore equilibrio spaziale tra presenza e assenza. Anche il concetto di spazi nascosti, come quelli dietro una porta, sotto una scala o i ricordi, è un tropo chiave. La conservazione, la copia e, ancora, la cancellazione delle informazioni sono temi costanti nel contrasto tra potenziale meccanico e umano. Attraverso la memoria, affrontano il tema della soggettività, dell’individualità e dell’intimità, spesso esplorate nella loro arte attraverso mezzi spaziali. Il frammento e l’insieme sono motivi senza tempo che trovano una variazione architettonica e iperrealista nel loro corpus di opere.

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