Vlassis Caniaris nasce ad Atene nel 1928. Questa figura di rilievo del panorama culturale greco studia belle arti come attività secondaria, portata avanti di pari passo con la formazione in medicina dal 1946 al 1950, ma la sua passione e il suo talento lo spingono ad abbandonare la carriera medica e a coltivare l’arte a tempo pieno, iscrivendosi all’Accademia di belle arti di Atene. In dissidio con il governo nazionale, in particolare durante il periodo della Giunta, Caniaris esplora con piacere le ricchezze del continente, approfondendo gli studi a Roma, Parigi e Berlino. La politica greca e internazionale rimangono tuttavia al centro della sua opera, così come la figura tragica del migrante, in quanto egli stesso emigra in varie città europee e sperimenta quindi in prima persona la necessità di una forza lavoro importata a seguito della Seconda guerra mondiale e il successivo rifiuto dei lavoratori migranti dopo la crisi petrolifera del 1973.
Come artista, Caniaris si adopera per denunciare l’ingiustizia politica e ritrarre la fragilità della condizione di migrante. Dagli anni ’70 in poi l’identità nazionale, la disuguaglianza sociale e lo spostamento della popolazione diventano i punti focali principali della sua arte. Tourist (1974) mostra una figura di cartapesta che si riposa appoggiata a un muro ricoperto di graffiti, con slogan e simboli che ricordano un’Atene occupata durante il regime nazista. Il titolo e la realtà politica evocati esplorano il concetto di passaggio, alterità e spostamento in modi contrastanti che mettono in luce gli abusi delle società industrializzate. Caniaris equipara spesso le sue figure a testimoni e sfuma i confini tra azione e inazione nei momenti di tragedia e crisi. La valigia, simbolo dei cambiamenti coatti o necessari di una vita precaria, diviene ovviamente un soggetto ricorrente nelle sue opere sfaccettate.
Le stesse esperienze dell’artista come “migrante” influenzano le sue opere, un viaggio alla volta. Durante il soggiorno a Roma dal 1956 al 1960, Caniaris si concentra sull’arte bidimensionale, producendo immagini piatte ispirate alle opere di Giorgio de Chirico e al realismo simbolico. Un breve ritorno in Grecia tra il 1967 e il 1969 lo vede sfruttare nuovamente lo spazio pubblico per opporsi al regime militare, come si vede nella sua opera suggestiva Trap (1969), prima di essere costretto a lasciare nuovamente il suo paese natale. Durante il soggiorno a Parigi tra il 1960 e il 1967, e tra il 1969 e il 1973, la dissoluzione materiale riporta le sue opere nello spazio reale, utilizzando oggetti quotidiani che spesso sconfinano o si “versano” nelle sue opere. Durante la sua permanenza a Berlino dal 1973 al 1975 si interessa maggiormente alla scultura e la abbina a dati scientifici e statistiche per esplorare il legame tra la globalizzazione e la realtà dei rifugiati. Questa ricerca influenza notevolmente la serie Immigrant di Caniaris, realizzata dal 1971 al 1976.
Fra le mostre degne di nota si menzionano: il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (1970); il Moderna Museet, Stoccolma (1972); l’Istituto di arti contemporanee, Londra (1976), Atopolis, Mons (2015); la Biennale di Gwangju (2014); la Biennale di Venezia (2013, 2003, 1988, 1964); l’Istituto Henry Moore, Leeds (2012); la Biennale di Salonicco (2011); la Gesellschaft für Aktuelle Kunst Bremen, Germania (2013) e il Museo Benaki, Atene (2009).
Caniaris si spegne nel 2011 ad Atene.